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mercoledì 30 gennaio 2013

Korkoro

Carrozzoni tra le stelle


Film francese del 2009 diretto da Tony Gatlif.
Francia, 1943. Le leggi razziali del governo collaborazionista del maresciallo Pétain costringono una famiglia gitana a fermarsi in un piccolo villaggio. Dovranno combattere pregiudizi radicati e tenere a freno la voglia incontenibile di libertà che li contraddistingue. Per loro fortuna saranno aiutati dal sindaco e dalla nuova maestra.




Tony Gatlif (Boualem Dahmani) è di origine gitana da parte di madre e trova ispirazione nelle storie (e nelle musiche) del suo popolo. Dopo aver vinto il premio della regia a Cannes con Exils nel 2004,  aver diretto il deludente Transylvania, dirige Korkoro (Liberté), la sua opera più sentita e convincente.
Della storia dello sterminio degli zingari, il Porajmos, si sa ancora poco. È una storia passata sotto silenzio, dimenticata. Per questo ben vengano film come questo:  storicamente ineccepibile, poetico, sentito, toccante, meraviglioso.


Un popolo inerme al massacro condotto, nessuno ha visto nessuno ha parlato. Cadaveri risorti dalla palude, orribili visi mostrati al sole, il dito puntato verso chi ha taciuto”. (Alexian)

8/10
Korkoro (2009) on IMDb

musica appropriata: Tony Gatlif, Arrinconamela

martedì 29 gennaio 2013

Mukhsiin

Malesi commozioni


Mukhsin film malese del 2006 diretto da Yasmin Ahmad.

Mukhsin è un ragazzino di dodici anni con alla spalle una situazione familiare disastrosa. Abbandonato dalla madre, con un padre violento e un fratello debole e alcolizzato, è costretto a passare le  vacanze estive a casa di una zia. Qui trova una famiglia affettuosa che gli vuole bene e conosce anche una ragazzina, Orked, molto diversa da tutte le altre sue coetanee. Tra i due nasce, pian piano, una tenera storia d'amore.



Film corale, semplice, sincero, che racconta una storia di tutti i giorni (la nascita di un amore tra adolescenti) senza orpelli, né intellettualismi. Intorno ai due ragazzi si muove un intero villaggio, di gente povera ma dignitosa, ancorata ad una solida cultura tradizionale.
Pur trattando temi drammatici, il film scorre lieve, leggero, come carezzato dal vento che solleva gli aquiloni, che scompiglia le fronde e i capelli di Orked.


Bellissima ed evocativa la colonna sonora con brani di musica tradizionale (keroncong, una specie di ukulele), e Mozart.  
Una storia d'amore leggera e malinconica; difficile non commuoversi.
Orso di cristallo al Festival di Berlino.

9/10

Mukhsin (2006) on IMDb


musica appropriata: Soave sia il vento, Kirsten Morrison


lunedì 28 gennaio 2013

Beş Vakit

Iniziazioni 


Film turco del 2006, diretto da Reha Erdem.
La vita di un villaggio di contadini nelle montagne della Turchia, scandita dalle cinque preghiere giornaliere richieste dal Corano (la salāt), segue tradizioni radicate e immutabili da secoli. Inevitabile, quindi, il conflitto tra generazioni, tra padri e figli. Ömer, il figlio dell'imam, desidera la morte del padre violento, anche Yakup, segretamente innamorato della bella maestra, vorrebbe il padre morto


Il difficile passaggio dall'adolescenza all'età adulta in Propp è simboleggiato da una morte mistica e rituale seguita da una rinascita: la nuova vita da adulti.
In questo bel film, l’iniziato non muore, neanche ritualmente, ma si immerge in un sonno assoluto, immerso nella natura, come una cosa sola. Far parte della natura stessa, cosa che da adulti si verifica raramente.
Cercare di sopravvivere all'adolescenza, e non seguire gli stessi sentieri percorsi dai genitori: questa la vera sfida.


Il film è visivamente bellissimo, meraviglioso: paesaggi maestosi, una natura quasi incontaminata, non corrotta dall'uomo. Purtroppo a tale bellezza non corrisponde una sceneggiatura adeguata.
7/10

Times and Winds (2006) on IMDb

musica appropriata: ultimo album degli scozzesi Frightened Rabbit: Pedestrian Verse


domenica 27 gennaio 2013

Himizu

Schizzi di schizzati


Tratto dal manga omonimo (inedito in Italia) di Minoru Furuya, Himizu è un film del 2012 diretto dal prolifico Sion Sono.
Sumida ha una piccola azienda familiare da portare avanti. Lui aspira ad una vita tranquilla, normale, nonostante sia stato abbandonato dalla madre e nonostante le visite di un padre violento e alcolizzato. Una sua compagna di scuola, innamorata perdutamente di lui, cerca di aiutarlo distogliendolo da suoi ricorrenti propositi di suicidio.



Himizu conserva le caratteristiche del manga da cui è tratto: personaggi caricaturali, parossistici, alienati, schizzati.
La sceneggiatura è stata cambiata in corso d’opera per inserire la tragedia dello tsunami. Ma, e si nota, è un inserimento posticcio.
In fondo, è il classico film di Sion Sono, i temi sono sempre quelli delle sue ossessioni: una famiglia vista come un gabbia, una società frantumata, schiava di una visione capitalistica degradante.
Sumida è il personaggio cardine, simbolo di un Giappone che, benché ferito a morte, aspira alla normalità, ad una famiglia confortante ed amorevole.
Un film spezzettato, frantumato, con rimandi continui e snervanti (ricorda un po' Love exposure), urlato, gridato, strillato, è in fondo un sentito inno alla rinascita.


9/10
Himizu (2011) on IMDb 

musica appropriata: The Ladybug transistor, Fallen  and falling

sabato 26 gennaio 2013

Beast of the southern wild

Tristi tropici

Beast of the southern wild (Re della terra selvaggia), opera prima dello statunitense Benh Seitlin, vincitore del del Sundance e della Camera d’Or a Cannes.
Lo scioglimento delle calotte polari provocherà l'inondazione di molte zone costiere. Una vera e propria catastrofe. Le prime avvisaglie di questo immane cataclisma già sono visibili in Lousiana, dove lo scioglimento dei ghiacci libera strani mammiferi preistorici che vagano alla ricerca di cibo. Nonostante la situazione sia catastrofica, nonostante la malattia del padre, la scomparsa della madre, Huspuppy, la piccola ed eroica protagonista, non riesce ad essere pessimista.



Racconto di una New Orleans post-Katrina, il film è ambientato in un epoca adatta alla nascita dei miti, delle leggende. E proprio il racconto in prima persona di Huspuppy  verrà letto dai posteri sotto una luce epica.
Nel 2097, quando l’umanità rialzerà la testa dopo un lungo torpore, quando le acque che avevano sommerso buona parte delle terre fertili dei cinque continenti si ritireranno, quando i nuovi uomini ricomprenderanno la scrittura, Hushpuppy verrà venerata e sarà il perno, l’eroina della nuova, unica religione che infiammerà i cuori e le menti della nuove genti.
Voci commosse narreranno le gesta di Hushpuppy e dei sopravvissuti di Bathtub.
Si racconterà di come Hushpuppy brucio la sua capanna, di come i temibili uri, arrivati in massa, riconobbero la divinità della bambina selvaggia, si ricorderà con voce rotta dal pianto delle sue sofferenze per la perdita del padre da lei tanto amato.
La figura mitica della madre della bambina sarà la causa di interminabili diatribe e divisioni. Si formeranno gruppi contrapposti che, alla fine, scateneranno guerre intestine. E scenderanno nuovamente le tenebre sulla rinata umanità.

7/10

Beasts of the Southern Wild (2012) on IMDb mixcloud

venerdì 25 gennaio 2013

El ultimo Elvis

Il conto di Carlos


Film argentino del 2012, diretto da Armando Bo.

Carlos Gutierrez è uno dei tanti sosia di Elvis. Di giorno fa l'operaio, di notte canta in squallidi locali di periferia. Pur tra alti e bassi, conducendo una vita grigia e tetra, riesce a sbarcare il lunario, ma un incidente automobilistico in cui sono coinvolte sua moglie e sua figlia lo costringerà ad interrogarsi sulle sue scelte di vita.


Si può vivere per quaranta anni credendosi un altro, vivendo una vita già vissuta, comportandosi, vestendosi, cantando, amando, e cazzeggiando come l'altra persona? Sì, si può. 
Ma è come dimenticare se stessi, relegando negli antri più bui della propria coscienza l'io originario, legandolo, imbavagliandolo, incatenandolo, segregandolo. Ma saranno sforzi inutili, prima o poi verrà fuori. E chiederà il conto.
Il film ha vinto l'Horizons Award al San Sebastián International Film Festival

6/10
The Last Elvis (2012) on IMDb 

musica appropriata:  Widowspeak, Almanac

 

giovedì 24 gennaio 2013

Night and day

L'arte della meschinità


Night and day (Bam gua nat), film coreano del 2008 di Hong Sang-soo.

Sung-Nam, pittore non troppo affermato, per colpa di uno spinello rischia la galera. Per questo si rifugia a Parigi dove tenta invano di farsi conoscere.


Tutti i film di Hong Sang-soo ripetono incessantemente sempre le stesse ossessioni e le alienazioni del regista. I protagonisti sono sempre uomini egoisti, meschini, infingardi, egocentrici, detestabili che, nonostante tutti questi difetti, riscuotono un certo successo con le donne. 
Donne che, a loro volta, non sono certo esenti da pecche: superficiali, nevrotiche, menzognere, si accontentano di rapporti occasionali con uomini di poco conto. 
Il mondo che il regista non si stanca di filmare è popolato da una umanità dolente che, nonostante sia inconsapevole della propria grettezza, è incapace di sollevarsi dal suolo. 


Eppure, sebbene di tal guisa, i personaggi sono sempre alla ricerca dell'amore, del bello, della vera arte, di qualcosa che li sollevi dal tetro grigiore che li caratterizza. Significativa in tal senso la locandina con il magnifico dipinto di Coubert, L'origine del mondo.

6,5/10


Night and Day (2008) on IMDb

musica appropriata:  Sin Fang, Young boys



martedì 22 gennaio 2013

Yeralti

Uomini e topi

Yeralti (Inside) film turco del 2012 diretto da Zeki Demirkubuz, autore dell'interessante Kiskanmak del 2009.
 Muharrem, un uomo di mezza età, conduce una vita solitarie e triste. Single da sempre, ha un rapporto ambiguo e conflittuale con tutte le donne. È convinto che la causa dei suoi problemi risieda in un litigio avuto anni anni prima con un suo collega di lavoro. Per questo, quando il suo collega vince un premio letterario, decide di unirsi alla cena organizzata in suo onore.


"Sono malato, sono malvagio", Muharren si rende conto della propria abiezione, gode quando può amareggiare qualcuno, fa di tutto per farsi detestare, sfoga il suo risentimento e tutta la sua rabbia su chi è più debole di lui, cova il suo odio per decenni, vive, o meglio sopravvive, nel sottosuolo, come un topo di fogna.
Può cambiare chi perfino nel sentimento stesso della propria umiliazione è giunto a trovare godimento?

Là, nel suo schifoso, fetido sottosuolo, il nostro topo offeso, percosso e deriso si immerge subito in un rancore freddo, velenoso e, soprattutto, eterno.
Liberamente tratto da Memorie dal sottosuolo di Fëdor Dostoevskij.

7/10


Inside (2012) on IMDb 

musica appropriata: Cheek mountain thief (ex Tunng)
  Cheek by bombus lapidarius on Grooveshark

lunedì 21 gennaio 2013

Cena tra amici

Potage


Le prénom (Cena tra amici) opera prima di Alexandre de La Patellière e di Matthieu Delaporte del 2012.
Babou e Pierre, coppia borghese, colta, di sinistra, organizza una cena tra amici di vecchia data. Una piccola incomprensione sarà sufficiente ad innescare una spirale di rivendicazioni, di rivelazioni, di tensioni che rovineranno quella che doveva essere una piacevole serata.


Le prénom, conservando solo in parte l'ironia e un certo divertimento malsano della pièce teatrale da cui deriva, oscillando tra la blanda critica sociale e il divertimento puro da commedia leggera, è in definitiva un film non risolto.

Il confronto, inevitabile, con il dissacrante Carnage, è impari, perché il film degli esordienti registi francesi fallisce nel tratteggiare quel quadro crudele, senza sconti, della borghesia illuminata che è il punto di forza del film di Roman Polanski.

6/10

Le prénom (2012) on IMDb
musica appropriata: dreampop di Trespassers William, Cast

The elephant on the bike

Le lacrime dell'elefante


The elephant on the bike è un film coreano del 2007 diretto da Yong-kook Kwon.
Dong-kyu ha un carattere malinconico, schivo, perché è cresciuto senza una mano e usa una protesi dozzinale. La malattia del padre, a cui è molto affezionato, acuisce ancora di più la sua tetraggine. L'incontro con una giovane insegnante riporterà però un poì di gioia nella sua esistenza.
Un ritratto di una famiglia tradizionale abbastanza riuscito, tratteggiato con toni lievi, pacati, ma con un uso ridondante di fashback che affaticano la visione, la spezzettano. Il finale convenzionale e il ricorso alla lacrima facile ne fanno un melò poco originale e solo parzialmente riuscito.

Un film non imprescindibile, ma che offre comunque uno scorcio interessante della società coreana degli anni '70, ancora arretrata e con un sistema scolastico molto autoritario.
6/10

Musica appropriata: Ghost mice, All we got it each other

venerdì 18 gennaio 2013

Cloud atlas

Maquillage lebbroso

Fluviale, ambizioso ultimo film per Andy e Lana Wachowski, coadiuvati da Tom Tykwer, il regista di Lola corre.
Cast stellare (anche se un po' attempato) per una storia (sei storie) che, ambientate in epoche diverse, si intrecciano più o meno coerentemente.

 
Cloud atlas non è un brutto film, sono 6 brutti film, di cui uno orrendo, inguardabile (l'episodio ambientato in Corea, a Neo Seoul)
La magia del montaggio fa sì che ci si può non rendere conto di quanto, prese singolarmente, le 6 storie siano davvero poca cosa. Trame banali, ingenuità, citazioni scontate.
Solo una bella fotografia e, appunto, un montaggio geniale salvano in parte il film.
Ma è come mettersi un leggero fondotinta quando si ha il viso deturpato dal morbo di Hansen

4/10


Cloud Atlas (2012) on IMDb

musica appropriata: Case studies, The eagle, or the serpent

August in the water

Tuffi e deliri

Isiku, una campionessa di tuffi dalla piattaforma di 10 metri, dopo aver cambiato per l'ennesima volta città si iscrive al college. Il suo arrivo coincide con la caduta di due meteoriti sulla montagna adiacente la città. Nel frattempo una epidemia trasforma la gente in pietre.
Film giapponese del 1995 diretto da Gakuryu Ishii.


Film surreale, visivamente bellissimo, ben girato, con bravi attori, suggestivo, accompagnato da una colonna sonora azzeccata, evocativa.
Peccato che la trama sia decisamente delirante: supernove, meteoriti, malattie misteriose che pietrificano, siccità, telepatia, strani poteri misteriosi, riti magici, funghi sconosciuti … c’è tutto il bestiario, mancano solo le scie chimiche.

6,5/10

Mizu no naka no hachigatsu (1995) on IMDb 

Musica appropriata: Tennis for Dennis, Neil Halstead

giovedì 17 gennaio 2013

John dies at the end

Fermentazioni

Una nuova droga (chiamata salsa di soia) provoca in chi la assume strane esperienze sensitive e permette di viaggiare nel tempo e di visitare mondi paralleli. Ma dal portale che si è aperto si intrufolano anche strani esseri mostruosi. Toccherà ai nostri eroi combatterli. 


A dieci anni di distanza dallo scombiccherato Bubba Ho-tep, Don Coscarelli sforna un altro film sbilenco, eccentrico, onnicomprensivo, geniale e divertente.
John dies at the end, riassumendo in un unico colorato calderone tutti gli stilemi dell'horror (e della sua parodia), citando ironicamente Kubrick (Eyes wide shut), Dante, Lynch, Carpenter, Cronenberg, Raimi e chissà quanti altri, riesce ad essere un film unico e spassoso.
Intrattenimento puro, ma non banale. Tutt'altro.
Dall'omonimo romanzo "cult" di David Wong.
Spero che Coscarelli decida di mettere in scena anche il sequel: This book is full of spiders.

8/10
John Dies at the End (2012) on IMDb

Musica appropriata: Take The Kids Off Broadway (Jagjaguwar)

sabato 12 gennaio 2013

Los muertos

Morti e canoe

Los muertos, film argentino del 2004 di Lisandro Alonso.

Argentino Vargas ha ucciso i suoi fratelli per un motivo a noi sconosciuto. Adesso ha scontato la sua pena ed è libero. Deve raggiungere sua figlia che non vede da anni, ma prima deve consegnare una lettera per un suo compagno di prigionia.


Cinema di silenzio, il classico “viaggio dell’anima”, attraverso una natura aspra ma benigna, rigogliosa e lussureggiante, abitata da figure umane spettrali. Scene crude e realistiche, trama quasi assente. Quasi un documentario.
“Mentre crediamo di vivere, siamo morti; cominciamo a vivere quando siamo moribondi”.
7/10
 
musica appropriata: Makerule di Leonor Dely

Rumba, La Fée

Le fate ballano la rumba 


Piccoli film, dal budget ridottissimo, surreali,  a metà strada tra un Kaurismaki più solare e un Tati meno intellettuale, i film di  Dominique Abel e Fiona Gordon sono un bell'esempio di cinema intelligente. 
I dialoghi sono quasi inesistenti, tre soli personaggi (Dom, Fiona e il terzo incomodo, Philippe Martz), ma, pur con mille imperfezioni, sono film pieni di gag geniali, originali, divertenti. E anche poetici, perché una atmosfera di magia aleggia sempre.





Bellissime le coreografie e le musiche.

Rumba 7/10 è sicuramente il più riuscito. La Fée 6/10 non mi ha convinto del tutto.

Rumba (2008) on IMDb The Fairy (2011) on IMDb


Musica appropriata: Brigitte Fontaine

venerdì 11 gennaio 2013

Rundskop

Granelli in salsa fiamminga (e vallona)

Film belga del 2011 diretto da Michael R. Roskam.
Jacky Vanmarsenille, detto Testa di bue, lavora fin da piccolo nell'azienda zootecnica della sua famiglia, coinvolta nel traffico di ormoni zootecnici. A causa di una atroce sevizia subita da piccolo anche, lui, come le sue mandrie, è costretto a continue somministrazioni di ormoni steroidei.

Mi aspettavo un classico film noir, con orrende scene di sevizie di animali e traffici di anabolizzanti e ormoni a go go.
Niente di tutto questo. Non ci sono, per fortuna, scene di sangue e l’intreccio criminale è sì importante, ma fa da sfondo alla tragedia personale del protagonista.
Una storia raggelante, narrata con tocco greve, un po’ opprimente.
Davvero un gran film.
Unico momento lieve: la coppia di meccanici italo-francesi che, con il loro curioso slang, riescono a dare quel tocco ironico che riesce a spezzare la drammaticità eccessiva della storia.
Candidato all’Oscar 2012 come miglior film straniero (ha vinto, meritatamente "Una separazione").

 7,5/10

Bullhead (2011) on IMDb 
 musica appropriata: cover dei Violent femmes dei  Howlers Coyote Café

giovedì 10 gennaio 2013

KYNODONTAS

Zombie appena sbocciati (nel mio comodo mare)
Film greco del 2009 di Giorgos Lanthimos.
Una famiglia borghese tiene segregati i propri figli in una grande villa con piscina. I ragazzi non sono mai usciti dal giardino, non sanno nulla dell'ambiente esterno e ne hanno una paura matta. 

Kynodontas Una metafora spietata, atroce del mondo in cui siamo costretti a vivere. Ingabbiati in una famiglia (o altre gabbie a maglie più larghe, più o meno confortevoli), manipolati nel linguaggio e nell’informazione (ci beviamo qualunque corbelleria ci propinano) viviamo tutti in un orizzonte ristretto, plumbeo, che ci soffoca. Non ne vediamo l’uscita; anzi non ne vorremmo mai uscire.
Un nemico senza nome ci terrorizza, minaccia la pace del nostro tranquillizzante focolare domestico (nel film i gatti, ma vanno anche bene uno sceicco barbuto, o altri che credono a scempiaggini diverse dalla tua).
La canina famigliola del film si erge a paradigma del nostro tempo. Del suo mondo ristretto, ma autosufficiente, si scrive le regole, crea miti, nemici, capri espiatori, e perché tutto possa reggere spalma come collante secchiate di paura e di terrore. Se fai il bravo, invece, avrai un adesivo luccicante.

Vademecum per la famiglia felice:
- Sesso: è un istinto primario, quindi, si può e si deve fare; ma guai a parlarne, né tanto meno goderne. Posizione consigliata: missionario.
- Nemici: qualsiasi cosa, vivente o no, non sia addomesticabile o abbia attinenza con il mondo esterno (malvagio, per definizione). Terribili i gatti.
- Identità: che nessuno si sogni di avere un nome. I membri della famiglia devono essere chiamati con il loro ruolo: il padre, la madre, la maggiore, la minore… Avere un nome proprio potrebbe significare possedere una coscienza di sé, una propria personalità. (la maggiore quando, grazie al salvifico cinema, ha un barlume di autocoscienza, si sceglie un nome: Bruce).
- Parole: il linguaggio è potere. Consigliato: evitare, o meglio stravolgere, qualsiasi parola abbia a a che fare con la libertà, con il sesso o con il mondo esterno.
- Cibo: a rifornire la famiglia si deve occupare soltanto il padre. E anche quando il cibo sembra caduto dall’alto, per generazione spontanea, è sempre lui che deve provvedere (uccidendolo).
- Balli. Ognuno può ballare come meglio gli pare (vista la naturale grazia delle interpreti). Evitare, però, di farsi prendere troppo dalla frenesia del ballo.
9/10

Musica appropriata: Neil Halstead, "Palindrome Hunches"

Teddy bear

Non si sevizia così un orsacchiotto 

Film danese del 2012, diretto da Mads Matthiesen
La storia di Denis, culturista, ancora single, che vive in casa della madre e, reputando le donne danesi non adatte a lui, decide di andare in Thailandia a cercare una compagna.


Il film non funzionerebbe se Denis non fosse così spaventosamente muscoloso, una vera montagna. È proprio la contrapposizione tra la forza fisica del protagonista e la sua fragilità quasi imbarazzante, che crea quel cortocircuito che rende la storia interessante.
Nel film anche il ruolo della madre è ribaltato: è lei che ha bisogno del suo oggetto transizionale, del suo orsacchiotto. Vederlo la mattina la rassicura, le infonde quella sensazione di sicurezza di cui ha bisogno.
Dimentica però che il suo orsacchiotto è vivo, è enorme e sta soffrendo.

7/10 
IMDb

Musica appropriata: ultimo album della strega folk, Josephine Foster