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giovedì 10 gennaio 2013

KYNODONTAS

Zombie appena sbocciati (nel mio comodo mare)
Film greco del 2009 di Giorgos Lanthimos.
Una famiglia borghese tiene segregati i propri figli in una grande villa con piscina. I ragazzi non sono mai usciti dal giardino, non sanno nulla dell'ambiente esterno e ne hanno una paura matta. 

Kynodontas Una metafora spietata, atroce del mondo in cui siamo costretti a vivere. Ingabbiati in una famiglia (o altre gabbie a maglie più larghe, più o meno confortevoli), manipolati nel linguaggio e nell’informazione (ci beviamo qualunque corbelleria ci propinano) viviamo tutti in un orizzonte ristretto, plumbeo, che ci soffoca. Non ne vediamo l’uscita; anzi non ne vorremmo mai uscire.
Un nemico senza nome ci terrorizza, minaccia la pace del nostro tranquillizzante focolare domestico (nel film i gatti, ma vanno anche bene uno sceicco barbuto, o altri che credono a scempiaggini diverse dalla tua).
La canina famigliola del film si erge a paradigma del nostro tempo. Del suo mondo ristretto, ma autosufficiente, si scrive le regole, crea miti, nemici, capri espiatori, e perché tutto possa reggere spalma come collante secchiate di paura e di terrore. Se fai il bravo, invece, avrai un adesivo luccicante.

Vademecum per la famiglia felice:
- Sesso: è un istinto primario, quindi, si può e si deve fare; ma guai a parlarne, né tanto meno goderne. Posizione consigliata: missionario.
- Nemici: qualsiasi cosa, vivente o no, non sia addomesticabile o abbia attinenza con il mondo esterno (malvagio, per definizione). Terribili i gatti.
- Identità: che nessuno si sogni di avere un nome. I membri della famiglia devono essere chiamati con il loro ruolo: il padre, la madre, la maggiore, la minore… Avere un nome proprio potrebbe significare possedere una coscienza di sé, una propria personalità. (la maggiore quando, grazie al salvifico cinema, ha un barlume di autocoscienza, si sceglie un nome: Bruce).
- Parole: il linguaggio è potere. Consigliato: evitare, o meglio stravolgere, qualsiasi parola abbia a a che fare con la libertà, con il sesso o con il mondo esterno.
- Cibo: a rifornire la famiglia si deve occupare soltanto il padre. E anche quando il cibo sembra caduto dall’alto, per generazione spontanea, è sempre lui che deve provvedere (uccidendolo).
- Balli. Ognuno può ballare come meglio gli pare (vista la naturale grazia delle interpreti). Evitare, però, di farsi prendere troppo dalla frenesia del ballo.
9/10

Musica appropriata: Neil Halstead, "Palindrome Hunches"

6 commenti:

  1. "Parole: il linguaggio è potere. Consigliato: evitare, o meglio stravolgere" --> Una delle domande che mi sono posto, e che ancora mi pongo, è proprio questa: perché è meglio stravolgere? Forse è propedeutico nel caso che nell'ambiente domestico s'introduca casualmente una parola "infelice"... ma pianificando, come hanno fatto i genitori, una coercizione massima, questa sembra un'ipotesi che si regge poco in piedi. Per cui, perché non eliminare direttamente queste parole?

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  2. Già, perché? Non so, ma credo che inventarsi un linguaggio nuovo,una nuova lingua (cosa possibile, difficile ma possibile) avrebbe probabilmente ridotto l'efficacia della "parabola".
    Claudio Sangiorgio su "gli spietati", facendosi la tua stessa domanda, arriva alla conclusione che "prevenire è meglio di curare". Prima o poi (è inevitabile), i "bambini" verranno a conoscenza di quelle parole, ne vorranno conoscere il significato.

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  3. Mi approprio di questa recensione. Indebitamente, naturalmente :P

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  4. In che senso yorick:) Questi erano una parte dei commenti del gruppo di visione, alcune delle cavolate che mi sono messo a scrivere. E su questo film se ne possono scrivere a bizzeffe. La parte più bella è stato lo scambio di opinioni con presenza, che non aveva apprezzato il film!

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    1. Nel senso che l'ho rivisto e quella parte sul linguaggio, "il linguaggio è potere", è stata un'epifania per quanta riguarda il problema che ci eravamo posti nei commenti qua sopra. Così ti ho citato nel mio blog, indebitamente però, perché non so quanto abbia forzato il punto linguistico del tuo vademecum e quanto, invece, c'abbia azzeccato con quanto intendevi dire.

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    2. Cavolo, non l' avevo visto! Adesso leggo, rifletto, rimugino e commento sul tuo blog.

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