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domenica 17 marzo 2013

Amour

La falce e l'amore


Film austriaco del 2012 diretto da Michael Haneke.

Georges e Anne sono una bella coppia anziana, ancora vitale e piena di interessi. Si amano e sono in buona salute. Si godono, per quel che possono, la vita che rimane. Un brutto giorno, però, Anne viene colpita da un ictus e tutto precipita.

Sapevo che sarebbe successo, prima o poi. Non sono mica stupido. Pensavo, speravo, però, che succedesse a me. Lei era tutta la mia vita, non potevo fare nulla, però. Potevo solo aspettare, senza speranza, senza illusioni.
Nessuna mano ormai si poserà più sulle mie spalle, nessuna parola di confortò allevierà le mie angosce, nessuna carezza sfiorerà il mio viso.
Non riuscirò ad ingannare più la solitudine,  mi pesa sulle spalle ormai, sulle palpebre, mi annienta. Bisognerebbe essere forti. Ma senza di lei ho perduto ogni energia. Ho male al petto. Ho male alla vita. Avevo ancora tante storie da raccontarle. Non poteva capitare a me?

Un film angosciante, realistico, senza alcun artificio narrativo. L'incalzare inesorabile della malattia, la sicurezza che niente sarà più come prima, che si è entrati in un tunnel oscuro senza speranza di poterne uscire, tutto questo è un vero pugno sullo stomaco. Mai, in nessun film, l'angoscia della morte impietosa e inevitabile è stata rappresentata in maniera così realistica. Almeno credo.
Palma d'oro a Cannes

9/10
Amour (2012) on IMDb


musica appropriata: Case studies, The eagle, or the serpent

11 commenti:

  1. Credi bene! A mio parere il realismo di Haneke, raggiunge quì il vertice, sfiorato solamente dal suo primo lungometraggio (il settimo continente). Per questo tra la filmografia del regista, piazzo Amour decisamente al primo posto. Palma più che meritata!

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    1. Sì, un film che mi ha colpito veramente. Coraggioso, a dir poco.
      Per me a pari della Pianista. Il settimo continente devo ancora vederlo, così come Benny's video. Ma rimedierò...

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  2. Forse in "A Torinoi lò".

    (En passant, ma il film è un 9 o un 10?)

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    1. Prima o poi, colmerò questa lacuna. Vedrò tutti i film di Tarr, compreso Satantango. E ti farò sapere. Ma "Il cavallo di Torino" non parlava della "pesantezza dell'esistenza"?
      10 a caldo, poi si è "ristretto".

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    2. So che sembrerà una domanda molto emo, ma prendila come la classica domanda che ti porrebbe un fanatico di Cioran: cosa c'è di più realistico della pesantezza dell'esistenza o, meglio, dell'esserci?

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    3. Hai ragione, la pesantezza dell'esistenza è cosa dura e reale, assai.
      Ma qui si parla di morte, quella vera, senza repliche. Forse è cosa ancor più dura.

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    4. Uh, c'hai ragione. "A Torinoi lò" la butta più sul filosofico, nel finale. Haneke rimane sul realismo crudo (leggi "quotidiano").

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  3. non ci sono finte, e non possono esserci, ma finora la fine era assente o edulcurata.
    la verità fa male...

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  4. a me Amour è piaciuto ma trovo il suo impatto meno devastante emotivamente rispetto ai primi film di Haneke di cui ho parlato questo fine settimana...la sua forma cinematografica è diventata più vicina ai gusti del pubblico anche se continua ad affettare la morale borghese come nessun altro...

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    1. La "trilogia della glaciazione" devo ancora vederla, purtroppo. Da quel che ho letto nel tuo blog, sono film scarni, essenziali, ma con un impatto emotivo fortissimo.
      Questo, sicuramente, è meno ostico e, come dici tu, respingente, ma per me è stato lo stesso un vero pugno nello stomaco. La notte io e mia moglie ci siamo svegliati in preda ad incubi (ci ha richiamato una perdita recente, molto simile a quella del film).

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