Cerca nel blog

domenica 28 aprile 2013

Adoration

False verità


Film canadese del 2008 diretto da Atom Egoyan.

Simon ha sempre creduto che suo padre fosse un mostro, responsabile della morte della madre. Suo nonno glielo aveva fatto credere e lo zio, con cui viveva, non lo aveva mai smentito. Ma un giorno, a scuola, la lettura di un articolo di giornale in cui un terrorista nasconde nel bagaglio della moglie del tritolo in modo da far saltare in aria l'aereo diretto in Israele, causa in Simon un scossa. Decide così di riscrivere la storia in prima persona, descrivendo suo padre come il terrorista. La rappresentazione ha successo e Simon decide di metterla in rete, suscitando numerose reazioni anche perché lui difende strenuamente la scelta del padre. Ma è veramente così? Dov'è la verità?

Menzogne. Erano tutte menzogne, tutte; ero cresciuto nella menzogna, perseveravo nelle falsità. Non potevo rassegnarmi al fatto che, se non fosse accaduto qualcosa, avrei continuato così. Ma qualcosa accadde, perché doveva accadere o perché qualcuno ha fatto in modo che accadesse. Anch'io avrò fatto la mia parte, inconsapevolmente. Mio padre non era il mostro che mi dicevano, non poteva esserlo. Lo sentivo. Potevano essere solo sensazioni, potevano essere soltanto percezioni, ma avvertivo chiaramente che quel violino avesse un significato profondo, non fosse soltanto un oggetto. Emanava un qualcosa, una specie di calore, un residuo di quell'amore che aveva unito i miei genitori.
È vero che la vita sceglie sempre strade imprevedibili, ma una messinscena così impeccabile non l'avevo prevista.


Complicato puzzle, tipico di Egoyan, in cui verità e menzogne, realtà e finzione si mescolano in un groviglio apparentemente inestricabile, sicuramente affascinante. La verità, alla fine, verrà fuori ma sarà sempre inaspettata, e più semplice di quanto non si creda.

7,5/10
 Adoration
(2008) on IMDb


musica appropriata: XTC, Dear God

venerdì 26 aprile 2013

Vacation

Volontari


Film giapponese del 2008 diretto da Kadoi Hajime.

Toru lavora in un penitenziario giapponese. Il lavoro lo prende talmente che ancora non è riuscito a farsi una famiglia. È introverso e poco comunicativo. I familiari, preoccupati per la sua psiche, riescono a combinargli un matrimonio con una bella e giovane vedova. Toru, pur senza entusiasmo, accetta.
Kaneda è un recluso nel penitenziario. Condannato a  morte per un reato atroce, passa le ore  a disegnare meravigliosi paesaggi. Il suo comportamento modello, la sua cortesia, pur guadagnandogli le simpatie delle guardie, non impediranno la sua esecuzione. Che avverrà immancabilmente venerdì mattina. Solo Toru si offrirà volontario.

Non mi ci sarei mai abituato. Mai. Ogni volta è sempre diverso, sempre peggio. Poi rivedi per mesi la scena davanti agli occhi, un incubo. Un vero incubo. È più di quanto si possa sopportare.
Ha importanza il modo in cui si muore? Se morite nel vostro letto per un attacco di cuore quasi indolore, mentre sognate acacie spinose della savana africana,  non ha nessuna importanza. La morte vi prende e di voi forse, dico forse, resterà solo il ricordo. Sempre più sbiadito. Ma se è qualcuno a darvi la morte, volontariamente, intenzionalmente, scientemente, pur costretto da una legge ingiusta, allora sì che ha importanza. Per chi la subisce e per chi agisce. E il ricordo di quel gesto rimarrà indelebile, incancellabile.
E allora perché mi sono offerto volontario? Soltanto per una settimana di ferie? Gli abissi della mente sono insondabili. Vai a capirci qualcosa!


Bellissimo film minimalista, per nulla retorico, sobrio, lucido, proprio per questo ancora più agghiacciante e crudele. Il Giappone ha mantenuto sempre un riserbo assoluto sulle esecuzioni, limitandosi soltanto a dichiarare il numero dei decessi, evitando perfino di rivelare i nomi delle vittime. I detenuti non sono informati sulla data dell'esecuzione, sono tenuti all'oscuro di tutto. Rinchiusi in piccole celle isolate, sono loro proibiti passatempi come la televisione o la musica. Di solito sono imbottiti di psicofarmaci. Alle esecuzioni assistono solo le guardie ed, eventualmente, un prete.

8/10
 Kyûka
(2008) on IMDb


musica appropriata: Larkin Grimm, Paradise and so many colors

giovedì 25 aprile 2013

Madeinusa

Tiempo santo


Film peruviano del 2006 scritto e diretto da Claudia Llosa.

Manayaycuna è un piccolo villaggio sperduto tra le Ande. Il viaggio è poverissimo e non ha niente di peculiare, tranne una stranissima festa che si tiene ogni anno dal Venerdì santo fino alla resurrezione. In quei giorni, chiamati Tempo Santo, Cristo muore e viene fatto scendere dalla croce,  bendato. Così non potrà vedere nulla, non potrà giudicare i peccati che la gente del posto commetterà. In quei giorni viene anche eletta la vergine più bella. Madeinusa Machuca è tra le partecipanti. L'arrivo imprevisto di uno straniero porterà scompiglio nel villaggio.

Dicono che dietro le montagne ci siano solo montagne. Ma lo dicono per tenerci buoni, per non farci fuggire via. Questo villaggio ci imprigiona. Tutti. Per fortuna domani è Tempo Santo. Cristo morirà e non potrà vedere nulla. Non potrà giudicarci. E io, Madeinusa Machuca, sicuramente sarò la più bella vergine di Manayaycuna. Ma oggi non è ancora morto, è ancora appeso lì, sulla sua croce. E vede. Vede tutto. Vedrà che qui non c'è niente da fare, né come darsi da fare. Ci sono solo topi e pidocchi. E montagne, all'orizzonte. Tanta terra è così grande per niente. Ti scivolano gli occhi per non trovare qualcosa che li fermi. Forse per questo eravamo come eravamo: col corpo molle e fiaccati dalla mancanza di sogni, di speranze. Ma domani sarà Tempo Santo. E tutto sarà diverso. Forse.

Bel film diretto da Claudia Lllosa, nipote del premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa. In Perù è stato considerato un film scandalo, la sua uscita è stata ostacolata in ogni modo possibile. Essendo però una coproduzione con la Spagna e Cuba, il film è passato in tanti festival latinoamericani, dove ha fatto incetta di premi. Ha vinto anche il premio Fipresci  a Rotterdam.
È un film che non si dimentica, perché una tradizione simile, il tempo santo, è davvero qualcosa di allucinante, di perverso, di folle, una grottesca caricatura del carnevale. Madeinusa, la bella ragazzina protagonista, incarna benissimo la realtà andina, sospesa com'è tra innovazione e tradizione.
Claudia Llosa ha poi girato Il Canto di Paloma.

7,5/10
 Madeinusa
(2006) on IMDb


musica appropriata: Magaly Solier, Waychaucito

martedì 23 aprile 2013

Hazard

Terre promesse


Film giapponese del 2005 diretto da Sion Sono.

Shin è un ragazzo giapponese annoiato, stanco del suo paese. Decide di volare a New York, la città con il tasso di criminalità più alto del mondo, la metropoli delle opportunità, dell'eccesso, della vita. Dopo qualche giorno di ambientamento e di crisi, incontra Lee e Takeda, due giapponesi immigrati come lui. Diventano subito grandi amici. Inizia per Shin una nuova vita all'insegna dell'eccesso, della vita sfrenata, del divertimento, del rischio. Shin ha trovato la sua terra promessa.

Mi annoiavo. In Giappone mi annoiavo tanto. È un paese sonnolento, tedioso, che però non ti permette di riposare. New York era la città che faceva per me: omicidi, divertimento, droga. La vita, in poche parole. Lì potevi essere te stesso, lì potevi volare finalmente, acquietare la tua insoddisfazione.
Ma anche a New York non è che le cose fossero diverse. Qualcosa si era ormai spezzato dentro di me. Ero debole, indifeso, solo. Tanto solo. Qualcosa mancava nella mia vita, decisamente. Poi li incontrai. Per caso. Per pura fortuna. E tutto cambiò. Fu come se il mondo si fosse spalancato dinnanzi a me e fosse diventato interessante, meraviglioso. Sì, meraviglioso. Avevo degli amici. Dei veri amici. Era come avere Manhattan ai miei piedi.


Stranissimo film diretto da Sion Sono nel 2005, l'anno in cui ha girato anche quel capolavoro che risponde al nome di Noriko's dinner table. Hazard è un film apparentemente meno ambizioso, con una trama più semplice, meno arzigogolata, girato con una telecamera a mano che dà a tutto il film un effetto minimalista. Ma, essendo un film di Sion Sono, non può che essere un film eccessivo, esagerato, caricaturale, scoppiettante. La New York di Sono è una città spersonalizzata, schizofrenica. Come schizofrenici sono i personaggi che animano il film. Decisamente eccessivi. In tutto. Anche nel linguaggio, ridotto all'osso, un continuo ripetersi di "What up, man", Motherfucher", "Fuck tou". L'incomunicabilità più assoluta. Una presa in giro del mito americano, del modello di vita americano, dell'american way of life. Tutto con un sorriso cinico, beffardo. Tipico di Sion Sono.

7,5/10
Hazard (2005) on IMDb


musica appropriata: Animal collective, For reverend Green


domenica 21 aprile 2013

Dust in the wind

Certezze


Film taiwanese del 1987 diretto da Hou Hsiao-Hsien.

Ah Wan decide di lasciare il villaggio natale per trasferirsi nella grande Taipei. Il lavoro è duro e spesso manca. Anche la sua fidanzata Ah Huen si è trasferita nella megalopoli. la vita a Taipei è difficile, e i due ragazzi rimpiangono spesso la tranquillità del villaggio, dove  comunque si recano spesso a trovare i familiari Vorrebbero sposarsi e per accumulare i soldi necessari Ah Wan decide di arruolarsi.

Non è che avessi molte certezze nella vita, anzi. Di due cose però ero certo:  che le patate sono più delicate del ginseng e che Ah Huen mi amava. Del resto mi importava poco.
Per Ah Huen avevo lasciato il villaggio della mia infanzia. Per lei ero andato in cerca di lavoro nella grande Taipei. Per lei faticavo ogni giorno, ogni notte. Per lei mi ero arruolato. Era molto bella, con luminosi capelli neri, con un sorriso dolcissimo. Ho sempre pensato che fosse un dono del cielo, ma mi guardavo bene dal dirglielo.
Poi ho fatto un sogno spaventoso: ero in un tunnel buio, e gridavo. Nessuno mi vedeva, ero come fatto di tenebra. Mia madre e mio fratello gridavano anche loro. E si disperavano non vedendomi. Di Ah Huen nessuna traccia.
Ho poche certezze nella vita. Ad essere sincero ne ho una sola: che le patate sono più delicate del ginseng!


Bel film del maestro Hou Hsiao-hsien. Quasi un documentario, per la regia asettica, algida, distante nel raccontare le peripezie di una normale coppia taiwanese. L'attaccamento alle radici contadine e  alla tranquillità del villaggio stride con  la vita frenetica, disumana della città creando uno spiazzante cortocircuito.

8/10
Dust in the Wind (1987) on IMDb


musica appropriata: Darkstar, Amplified Ease


sabato 20 aprile 2013

Green fish

Sogni


Film coreano del 1997 diretto da Chang-dong Lee.

Mak-dong è un ragazzo semplice. Appena congedato dall'esercito, sul treno che lo riporta a casa cerca di aiutare una ragazza a liberarsi da dei molestatori. Riesce nel suo proposito, ma viene picchiato a sangue e perde il treno. Una sera, in un locale notturno, ritrova la ragazza. Scopre così che lei è una cantante e anche la donna di un boss molto temuto. Per il suo precedente gesto di coraggio ottiene un lavoro e, piano piano, conquista la fiducia del suo datore di lavoro tanto da far parte della banda.

Non avevo molte ambizioni, né un vero e proprio sogno da realizzare. Alla vita non chiedevo tanto, venivo da un ambiente povero. Avrei voluto soltanto che mia madre non si ammazzasse di fatica nel poco tempo che gli restava da vivere. Sì, non ero una persona ambiziosa. Per questo invidiavo chi aveva dei sogni, chi aveva una parte da sostenere nel mondo, degli obiettivi. Io vegetavo, mi lasciavo trasportare. Non mi importava.
Il lavoro non mi dispiaceva, non avrei saputo fare altro. E poi il mio boss non era male, mi chiamava fratello. Aveva dei sogni, ed era bello condividerli. Forse un giorno avrò un sogno tutto mio, da coccolare, da accarezzare, da rimirare con orgoglio.
Ma per ora non ho tempo per filosofare, mi bastano i sogni degli altri.

Primo film diretto dal grande regista coreano (anche ministro della cultura), autore dei bellissimi Peppermint candy, Oasis, Secret Sunshine.
Film molto più semplice, più diretto, meno arzigogolato, con meno contenuti dei suoi successivi capolavori, ma comunque molto ben girato, ben costruito, talmente maturo da non sembrare per nulla un'opera prima . Merita sicuramente di essere visto.

7/10
Green Fish (1997) on IMDb


musica appropriata: Giant Giant Sand, Forever and day

giovedì 18 aprile 2013

Nella casa

Le vite degli altri


Film francese del 2012 diretto da François Ozon.

Claude Garcia è uno studente molto dotato in tutte le materie ed ha un talento innato per la scrittura. Leggendo un suo tema, il professore Germain rimane colpito dalle sue capacità e lo incoraggia nel suo proposito di descrivere, dall'interno, la vita della famiglia di un suo compagno di classe. Una famiglia normale, senza problemi e apparentemente felice. Ma l'intrusione di Claude nell'intimità della famiglia potrebbe incrinarne la stabilità.

In quella casa si avvertiva un'aria di grettezza, di conformismo solo vagamente alternativo, si sentiva un riserbo un po' ipocrita, in definitiva si percepiva l'odore della classe media. Proprio da quell'odore io ero attratto. Era penetrante, irresistibile, pungente. Era l'odore della normalità, della tranquillità, della serenità, della sonnolenta vita degli uomini e delle cose, l'odore di una famiglia della classe media.  E anche se su tutto sembrava si fosse deposta una sottile, impalpabile polvere grigia, io in quella casa dovevo entrare. In ogni modo. Dovevo trovare un pretesto, un pretesto qualsiasi per potermi intrufolare. Avrei percorso il corridoio lindo di quella casa, ne avrei constatato la pulizia e l'ordine perfetto, avrei sentito l'odore penetrante di Esther, la padrona di casa, la donna della classe media. E poi mi sarei seduto sulla panchina del parco, di fronte la casa, sorridendo candidamente, non ricordando più nulla, non udendo più nulla, perché ormai ero entrato nel mio paradiso. (continua...)

Un film geniale, letterario, molto letterario, perfetto sotto tutti i punti di vista. Ozon è un genio e questo è, per me, il suo film migliore.

10/10
In the House (2012) on IMDb


musica appropriata: M. Ward, For beginners

martedì 16 aprile 2013

Chico & Rita

El corazón de Cuba


Film spagnolo del 2010 diretto da Tono Errando, Javier Mariscal e  Fernando Trueba.

L'Avana 1948, una città ricca di locali notturni, di cabaret, di turismo di ricchi americani. Chico è uno squattrinato pianista di jazz, Rita una cantante dalla voce calda e meravigliosa. Tra i due nasce un amore travagliato. Si lasciano e si riuniscono, si amano e si detestano. Ma niente riesce veramente a dividerli, neanche la rivoluzione che incendierà l'isola tra non molto.

Ero ammalato, dovevo essere ammalato. Non c'era altra spiegazione possibile. Palpitazioni, tachicardia, una inspiegabile ansia, non riuscivo neanche a respirare.  Mi mancava l'aria. Sì, quando lei non c'era boccheggiavo, mi prosciugavo.
Mi bastava, però, vederla da lontano, ascoltare la sua voce calda, sensuale perché improvvisamente mi risvegliassi dal torpore, dall'indifferenza.
Rita, Rita, non pensavo ad altro, ero cieco, completamente cieco, vedevo solo lei. Senza di lei tutto era vuoto, anzi, non esisteva nemmeno. Quando un corpo, un'anima risponde in perfetta armonia ad un altro corpo, in simbiosi quasi, questa è per me la felicità. Ed io ero felice. Con lei, con Rita. E con chi altri se no.


La cronaca di un amore travagliato, intenso, vero, palpitante, che sfida la storia, i rovesci della fortuna, la gelosia e l'invidia. Nient'altro. Ma penso che sia sufficiente.
Premio Goya 2011 per il miglior film d'animazione.



6,5/10
Chico & Rita (2010) on IMDb



musica appropriata: Chico Trujillo, Los sabanales

lunedì 15 aprile 2013

Oltre le colline

Peccati


Film rumeno del 2012 diretto da Cristian Mungiu.

Alina è tornata dalla Germania per ritrovare l'amica che adesso vive in uno sperduto convento tra le colline. Vorrebbe partire con lei, andare a lavorare insieme in una nave da crociera. Ma l'amica di un tempo ha trovato conforto nella fede, vede la vecchia relazione come un peccato e vorrebbe che anche lei si convertisse e restasse in convento. Ma la vita monacale non fa per Alina. Il suo carattere ribelle, il suo amore per l'amica Voichita, la repulsione per regole troppo rigide, la spingono ad atteggiamenti di insofferenza. E tra le suore si diffonde la convinzione che sia posseduta dal diavolo.

Ero tornata per lei. Solo per lei. Non volevo altro. E non chiedevo molto: qualche carezza, qualche parola di conforto e la sua presenza. La volevo accanto, dovevo averla accanto!
Ma era cambiata, non la riconoscevo più. Quel monastero la aveva inebetita. L'avevano cucinata a fuoco lento, a bagnomaria, vedeva peccati dappertutto. Dio di qua, dio di là, non sapeva parlare d'altro, non c'era posto per altro. Neanche per me. Ma se custodiva qualche segreto a me sconosciuto, io lo avrei portato alla luce, scavando con i denti e con le unghie, se necessario. 
Non mi arrenderò facilmente, in situazioni simili mi spinge una forza disumana. Anche se il mondo intero si dovesse frapporre fra di noi, riuscirò nel mio intento. Perché il nostro mondo è la persona che amiamo. È sufficiente, basta questo. 
La riconquisterò, ma sarà un calvario!

L'ambientazione claustrofobica, soffocante, oscura di uno sperduto convento è esaltata da una fotografia meravigliosa, quasi caravaggesca, che soffermandosi sui poveri oggetti di uso quotidiano, sui volti, sulle stanze disadorne, monacali, rende percepibile lo stato di isolamento di un mondo arcaico, dominato da regole ancestrali, soffocato da una morale distorta.
Un film straordinario, tratto da una storia vera.
Premi a Cannes per la miglior sceneggiatura e per le interpretazioni femminili.

8,5/10
Beyond the Hills (2012) on IMDb



musica appropriata: Leonard Cohen, Show me the place

venerdì 12 aprile 2013

Wrong

Superfici


Film francese del 2012 diretto da Quentin Dupieux.

Per Dolph oggi non è un giorno come gli altri. Qualcuno gli ha rapito l'amatissimo cane, è stato definitivamente allontanato dal lavoro, ha trovato inaspettatamente una fidanzata e uno strano detective fiuta tracce nascoste nel suo giardino. E anche la sua palma ha crisi di identità.

La gravità della situazione richiede un esame scrupoloso, una analisi minuziosa. Sì, perché oggi non è una giornata come le altre; oggi  va tutto in modo bizzarro. La faccenda ha molti risvolti imprevisti, potrebbe anche girarmi la testa. Devo stare con i piedi per terra.
Dicevo, oggi ho perso Paul, il mio cane. Il mio amato Paul. È scomparso di prima mattina, improvvisamente. E poi è scomparsa anche la mia palma. O, meglio, si è trasformata in un abete. Sarà stata una mutazione genetica o la realizzazione di un suo desiderio nascosto. Non lo so, e non lo voglio neanche sapere, saranno fatti suoi. Ma io un abete non lo voglio nel mio giardino. Odio il Natale.
E poi è comparsa lei. Bella è bella, per carità, ma una pazza simile in casa non ce la voglio. Tocca tutto, sposta mobili, parla e straparla, fa un casino insopportabile. E poi non la conosco, non l'ho mai vista prima d'ora. Sì, quando una giornata nasce storta raddrizzarla è un'impresa.

Film stralunato, folle, surreale, di un surrealismo che non si rifà ai maestri riconosciuti del genere (vedi  Buñuel) ma a modelli più recenti, come Gondry o Jonze. Tutto rimane in superficie,  non scava nel profondo, i personaggi sono macchiette, le situazioni folli e irrazionali non mirano a scardinare morali benpensanti, certezze costituite, non sono apologhi sul disfacimento di una società. Strappano, questo sì, un sorriso appena accennato, niente di più. Ma, nonostante questi limiti, è un film piacevole, divertente, originale, spesso spiazzante nella sua genialità. A volte le gemme più preziose rimangono in superficie, non è necessario scavare .

7,5/10
Wrong (2012) on IMDb


musica appropriata: MR.Oizo & Tahiti boy, Ronnie

martedì 9 aprile 2013

Benny's video

Educazione siberiana


Film austriaco del 1992 diretto da Michael Haneke.

Benny è un ragazzo come tanti. Va a scuola, in palestra e ogni tanto in discoteca. Ha pochi amici e preferisce passare il tempo a guardare videocassette. Possiede anche una bella telecamera e si diletta a girare video amatoriali. Un giorno nella solita videoteca incontra una ragazza. La invita a casa, parlano del più e del meno. Gli fa vedere una pistola usata per uccidere i maiali, che lui tiene come una cosa sacra, una reliquia inutilizzata da tempo. Forse è arrivata il momento buono per usarla!

Non me lo aspettavo! Non avrei mai immaginato che un corpo umano possa contenere tutto questo sangue. È dappertutto, sta imbrattando l'intero pavimento. Non deve arrivare a sporcare la poltrona! Mia madre andrà su tutte le furie! Devo pulire. Subito! Una vera scocciatura. Si è insudiciata anche la t-shirt nuova. Diavolo!
Questa giornata sta prendendo una piega inaspettata. Era cominciata come sempre, solita routine, solite cose, solita noia, solita visita alla videoteca. Poi la incontrai, non aveva nulla da fare. Proprio come me. La uccisi perché avevo una pistola. Quanto piacere dà stringerla in manoᶥ. Corro a lavarmi i denti. È tardi!


Secondo film della cosiddetta trilogia della glaciazione. Dopo l'agghiacciante Il settimo continente,  Benny's video è l'ennesima stilettata inferta sulle carni molli della cultura borghese.  Benny è il classico ragazzino  di "buona famiglia": arrogante, supponente, non particolarmente intelligente, antipatico e vuoto. Soprattutto vuoto. 
Un omicidio senza senso, senza motivo alcuno, demenziale; come demenziale, glaciale è la reazione di Benny. Che non capisce la gravità del suo gesto, proprio non ne è in grado. Può essere che le colpe siano da attribuire all'educazione che ha ricevuto da una famiglia assente, incapace di "reazioni umane".
Haneke filma  tutto con uno stile algido, distaccato, che accentua l'orrore.
Bravissimo Ulrich Mühe.
ᶥ (Max Aub, Delitti esemplari)

9/10
Benny's Video (1992) on IMDb


musica appropriata: Dead Skeletons, Dead mantra

domenica 7 aprile 2013

The yellow sea

Scelte


Film coreano del 2010 diretto da Hong-jin Na.

Gu nam non vede la moglie da più di anno, scomparsa a Seoul. Ha una figlia piccola, fa il tassista ed ha il vizio del gioco. Vive a Yanji, una cittadina tra la Cina e la Corea ed è un Joseonjok, un sino-coreano, che parla entrambe le lingue ma è disprezzato da entrambe le popolazioni. È oberato dai debiti che non può onorare. Accetta così la proposta di un losco figuro, che gli propone di uccidere uno sconosciuto, in cambio del debito. Sarà l'inizio di una escalation di guai seri.

Mia figlia praticamente non la conosco neanche, mia moglie è sparita da tempo, persa nella grande Seoul, sono oberato da debiti, fare il tassista non rende. Non basterà una vita per rimediare questi maledetti 60.000 yuan. Mi sento impotente, come un sacco di sabbia, una massa inerte inchiodata al suolo, un ebete dagli occhi senza luce, incapaci di vedere, capace di far passare le ore senza capire che cosa volere.
Ma qualcosa devo pur fare. Tutto pur di uscire da questa impasse. Anche uccidere su commissione. Far fuori un uomo sconosciuto, mai visto prima. Un uomo che avrà certo una sua vita, magari con moglie e figli, forse anche una persona positiva, integra, buona. Chi lo sa! Ma non posso più tornare indietro e poi la scelta non si pone neanche: O lui o me!

Hong-jin Na dopo l'ottimo esordio di The Chaser, si inceppa un po' in questa sua seconda opera. Dopo una prima parte riflessiva, pacata, bel articolata, il film tracima in un action movie classico, un po' scontato. Sarà forse il contributo finanziario della 20th Century Fox, americana, ma ci sono tutti gli stereotipi del film di genere. Inseguimenti, massacri, complotti e ancora inseguimenti.
La polizia coreana si conferma ancora una volta campione assoluta di inefficienza, fino alla comicità.

6/10
The Yellow Sea (2010) on IMDb


musica appropriata: Micah P. Hinson, Take Off That Dress For Me


sabato 6 aprile 2013

The Turin horse

Miseriaccia


Film ungherese del 2011 diretto da Béla Tarr e Ágnes Hranitzky.

Nietzsche assistette sgomento ad un episodio apparentemente insignificante: un uomo (Giuseppe, Carlo, Alberto?), stava frustando il suo cavallo con brutalità. Il pensatore, mosso da pietà ed empatia, si lanciò verso il cavallo e lo strinse in un lungo abbraccio, piangendo. Tornato a casa si rivolse alla madre con queste parole: "Mamma, sono pazzo. Con tutta evidenza" Visse ancora dieci anni in stato catalettico e demente.
Tarr narra la storia del cavallo, del cocchiere e della figlia.



Hanno cominciato i tarli. Si sono zittiti improvvisamente. Hanno smesso di nutrirsi, hanno rinunciato a vivere, hanno preferito il silenzio della morte. Poi è arrivato il vento. Gelido, ostile, sferzante.
La vita per me è fatta di piccole cose, di gesti ripetuti, sempre uguali. Mangiare, faticare, dormire e poi mangiare di nuovo. L'importante è non pensare. Non pensare alla miseria, alla morte, alla solitudine, al tedio fatale che mi angoscia. Niente che, con questo gelo, possa scaldare il cuore.
Ora anche il cavallo ha smesso di nutrirsi. Vorrà lasciarsi morire! Sembra che stia calando sul mondo una nebbia di annichilimento, nessuno vuol più portare il pesante fardello che gli è stato assegnato. Dicono che anche gli dei siano fuggiti via. Lontano.
Anch'io, prima o poi, sarò libera. Sarò libera di sdraiarmi sull'erba, di chiudere gli occhi, di fantasticare. E di sognare di cucinare, di mangiare, di dormire. Domani forse è un altro giorno. Miseriaccia!

Un bianco e nero abbacinante, toni su toni di un grigio spettrale. Il cavallo di Torino non è un film, è una lunga, faticosa trance in cui cade lo spettatore, semicosciente, ipnotizzato da quello che sta vedendo o credendo di vedere.  Impossibile descrivere con parole sensate il senso di annichilimento, di angoscia che ti prende. Io non ne sono capace. qui le impressioni di un fanatico "tarriano"

10/10
The Turin Horse (2011) on IMDb


musica appropriata: colonna sonora


venerdì 5 aprile 2013

Novemberkind

Nebbie


Film tedesco del 2008 diretto da Christian Schwochow.

Inga vive in un paesino della ex DDR, gestisce una piccola biblioteca, abita con i nonni ed è soddisfatta della sua vita tranquilla. Un giorno viene a scoprire che sua madre non è annegata nel Baltico, come le avevano fatto credere, che è fuggita nell'Ovest e che, forse, la sta ancora cercando. Comincia così il suo viaggio alla ricerca della madre e delle sue vere radici.

Sono sempre stata una ingenua, ho sempre creduto a tutto quel che mi raccontavano. Ero prigioniera in un  castello di menzogne, di bugie che è crollato al primo colpo di vento. E che mi ha lasciato una sorta di vertigine, un grumo di amarezza, ma allo stesso tempo anche una forza feroce e la consapevolezza di essere finalmente io l'artefice del mio destino.
Non so cosa troverò, cosa scoprirò, quale verminaio scoperchierò; ma non mi importa. Sia quel che sia. Indietro non posso tornare. 

Sicuramente sarò una donna migliore.

Il film è ambientato per la maggior parte a Malchow, una cittadina della ex DDR al centro di una vasta zona palustre, ricca di foreste. Una cittadina che conserva ancora le brutture dell'urbanistica socialista ma che ha anche un suo fascino sottile, con i suoi paesaggi brumosi, misteriosi, sfocati, con le sue pianure, le sue torbiere, con i suoi alberi maestosi.
Un film di formazione, sull'improvviso crollo delle certezze di una vita. Un po' lento, malinconico, forse non completamente riuscito. Alla fine dà come una sensazione di incompiuto, l'impressione che si sarebbe potuto far meglio. Merita, comunque, una visione, anche per la bravura di Anna Maria Mühe, la protagonista.
7/10
Novemberkind (2008) on IMDb

musica appropriata: The Leisure Society, The sober scent of paper

lunedì 1 aprile 2013

The third star

Scelte


Film inglese del 2010 diretto da Hattie Dalton.

James è  gravemente ammalato: un cancro allo stadio terminale lo sta consumando lentamente. Ormai gli resta poco da vivere. Decide di intraprendere un ultimo viaggio con gli amici di una vita, per ammirare un'ultima volta la meravigliosa costa del Galles occidentale e arrivare a Barafundle Bay.

Avevo di fronte due possibilità, soltanto due. La scelta, purtroppo, era limitata. O prepararmi da solo, in un silenzio di tomba, solo con me stesso e la mia angoscia, al commiato dal mondo o farlo in compagnia, con gli amici di una vita, immerso nella magnifica natura gallese, scherzando, ridendo, cazzeggiando, soffrendo, ma non troppo.
Sì, la vita non aveva più nulla in serbo per me. Non potevo fare nulla. Nessuno poteva fare nulla. Era così. Potevo solo lasciarmi andare, sprofondare lentamente, dolcemente nelle acque della baia, senza dolore, senza rimpianti, finché non esisterà altro tempo che questo istante immutabile, che mi faccia dimenticare la crudele avversità del mio destino.

Un film drammatico ma non tragico, che parla di morte senza retorica, senza eccessiva pesantezza, anzi in certi momenti in modo spensierato e leggero. Non tutto funziona nella sceneggiatura e spesso i dialoghi sembrano un po' improvvisati. Nel complesso, però, è un film da vedere.

7/10
Third Star (2010) on IMDb


musica appropriata: Laish, Obituaries