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domenica 5 gennaio 2014

Upstream color/Magic Magic

Confronti (e incomprensioni)


Upstream color

Kris è manipolata da loschi individui. Viene drogata e costretta ad ingerire strane larve che alterano la volontà. I parassiti hanno cicli vitali complessi e per svilupparsi devono passare da un ospite all'altro. In questo caso l'ospite intermedio è il maiale. Kris è annientata, la larva ha completamente manipolato la sua coscienza. La sua vita è in serio pericolo. Ma, quando sembra che non ci sia più nulla da fare, incontra per caso uno strano individuo che la convince ad operarsi, sostituendo parti del suo corpo con quelle di un maiale. Forse lo stesso maiale che è stato prima parassitato dalla malefica larva.



Magic magic

Alicia è una ragazza introversa, timida, una a cui la sua stessa ombra risulta a volte troppo pesante. Non si sa come, ma si lascia convincere a lasciare il suo paese e ad andare in vacanza in Cile con sua cugina e i suoi amici. Prima ancora di raggiungere la meta del viaggio (una affascinante isola nel sud del paese) viene abbandonata dalla cugina. Trovatasi sola, comincia ad allarmarsi. Tutto la disturba, non riesce a dormire, ha visioni inquietanti. Gli succedono fatti strani. La situazione precipita dopo una seduta di ipnosi.



Due film ermetici, astrusi, cervellotici, impenetrabili eppure affascinanti. A loro modo.

Dopo Primer (2004), film contorto, logorroico, un puzzle spesso incomprensibile sui paradossi dei viaggi del tempo, Carruth ha atteso ben 9 anni per produrre questo Upstream color. Ed è riuscito a sorprendere. Ha lasciato da parte la parola ed ha costruito un film sulle immagini e sui suoni. È rimasto cervellotico e astruso, certo (deve essere nella sua natura), ma ha costruito un altro film che attrae. Un'opera che si rivela pian piano: all'inizio è assolutamente incomprensibile, ma a poco a poco le nebbie cominciano a diradarsi. Fino ad un certo punto. È, insomma, uno di quei film in cui tutto risulta convincente e apprezzabile, purché se ne capisca poco. Lo spiegone finale, per fortuna, è limitato.

Magic Magic di Sebastian Silva è un film fascinoso per lo stesso motivo: non tutto viene spiegato. Molto rimane non chiarito, ambiguo. Anzi, qui le nebbie aumentano con il passare del tempo. Alla fine una pesante caligine avvolge tutto. Certo, è un film riuscito a metà (come il precedente La nana), il "plot" non riesce a coinvolgere fino in fondo. Apprezzabile di Silva è, però, la capacità di costruire personaggi indimenticabili. La domestica di "La nana" non si scorda facilmente. Lo stesso capita per Alicia, la protagonista assoluta di Magic Magic, una tipa che, come direbbe Canetti, "fa quello che non vuole fino a quando lo vuole", un vero esempio di autodistruzione.




6 commenti:

  1. "Upstream color" non mi è piaciuto. Non so, probabile che non l'abbia capito, ma fondamentalmente non c'ho trovato un punto fisso, un qualcosa che sorreggesse il film e, per quanto limitato, il finale mi è sembrato uno di quelli che vogliono salvare capra e cavoli. Boh, credo che sia un film composto da due film. "Magic magic", invece, mi attira molto, sembra essere nelle mie corde.

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    1. Comprendo benissimo le tue ragioni. Forse neanche lo stesso regista ha capito bene quel che stava girando, che cosa voleva dire e cosa significasse il tutto. Però, senza dubbio è un film che affascina. Probabilmente ti hanno indispettito quelle vaghe riflessioni sul libero arbitrio che, nonostante tutto, vengono fuori.

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  2. Bellissimo questo confronto, bombus, e devo dire, anche un pò inquietante! Mi sa che è subentrato qualche "ospite intermedio a manipolare le nostre menti" :p Perchè combinazione ho voluto rivedere "Upstream Color" proprio ieri sera (tra l'altro, subito dopo mi sono visto un cortometraggio interpretato dalla stessa attrice, Amy Seimetz, e di cui ne scriverò due righe) ma senza comprenderne chissà che, più della prima volta. A parte il fatto che da quello che scrivi ne hai già afferrato senz'altro più di me, e sono d'accordo che sia un film imperscrutabile ed eccessivamente, cervellotico, direi (specialmente all'inizio). Inoltre non ricordavo che il ritmo fosse così serrato (ultimamente mi sono abituato troppo bene a tempi più dilatati), il che non aiuta di certo nella comprensione degli eventi. Penso sia innegabile che il regista non avesse le idee troppo chiare su come procedere narrativamente anzi, direi che molto probabilmente (e qui credo di capire perchè a Yorick non è piaciuto) ci sia stato un intento di stampo "malickiano", ingannevole ai fini di chissà quali riflessioni. Detto questo però, penso sia altrettanto innegabile che ci troviamo di fronte a un'opera che punta tutto sulla percettività (il suono ha un'importanza fondamentale, come i dettagli visivi che ad esso si accompagnano) e che procede volutamente in quel modo rarefatto che inevitabilmente ti trascina al suo interno, ti sospende. E' un magma sonoro/visivo, maledettamente affascinante, ed è proprio quello il suo punto di forza. Per questo, sono convinto che il modo più corretto per apprezzarlo, sia quello di accostarsi al film di Carruth senza porsi troppe domande su quello che sta succedendo, o meno. Penetrarlo, appunto, esclusivamente tramite sensazioni, disconnettersi temporaneamente dalla realtà e lasciarci facocitare, da questo magma sensoriale. Stupendo!
    Il film di Silva invece non l'ho visto, principalmente perchè in giro, non ne avevo sentito un gran bene, ma visto che l'hai segnalato, accostandolo (almeno per impenetrabilità) a UC, vedrò di recuperarlo. Grazie!

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    1. Cavolo! Io l'ho visto proprio perché lo avevi segnalato nella tua classifica di fine anno.
      Sono anch'io convinto che, come scrivi benissimo, questo sia un film da accostare "tramite sensazioni, disconnettendosi temporaneamente dalla realtà". Un altro suo pregio credo stia nel fatto che la storia non ti sembra così assurda durante la visione. Ti pare tutto quasi "ragionevole", concatenato logicamente, sei come immerso in una realtà "altra". Come accade nei migliori romanzi.
      Discorso diverso per Magic Magic, molto meno riuscito e di cui ho apprezzato soltanto la "forza del personaggio". Nonostante il nome, non è un film magico.

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  3. Bel dittico bombus! Tra i due ho apprezzato più Upstream color che mi ha colpito parecchio anche se pure io non credo di averlo capito fino in fondo...

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    1. Sì, hai ragione, Upstream color è un film che colpisce, nonostante sia obiettivamente indecifrabile. Probabilmente molto del suo fascino sta proprio in questo. Chissà.

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